Identità di genere
L’identità di genere è qualcosa che caratterizza ognuno di noi.
Il genere, infatti, fa riferimento a un complesso di fattori, sia individuali che sociali, che ci portano ad assumere ed esprimere alcune, tutte o nessuna delle caratteristiche e dei ruoli che socialmente attribuiamo al maschile e al femminile.
Se il sesso biologico viene attribuito, generalmente, osservando i caratteri genitali del neonato, il ruolo di genere, così come la sua espressione nel corso della vita, non è così semplice da osservare, registrare e catalogare in base a categorie predefinite.
Si suole però indicare con il termine cisgender chi vive un’identificazione tra sesso biologico e ruolo sociale attribuito al sesso. Si suole invece indicare con il termine transgender, o trans, chi non percepisce internamente un’identificazione tra sesso attribuito alla nascita e genere cui sente di appartenere.
Per lungo tempo la scienza medica ha considerato che le persone transgender fossero affette da forme di alterazione della salute mentale, variamente classificato nella storia (transessualismo, disturbo dell’identità di genere, disforia di genere, per citare solo alcuni esempi).
L’ordinamento giuridico italiano
Dal punto di vista giuridico, a parole la Corte Costituzionale ha chiarito che esiste, nell’ordinamento giuridico italiano, un diritto costituzionalmente tutelato all’identità di genere, quale elemento costitutivo del diritto all’identità personale.
Tuttavia, la possibilità di richiedere la cosiddetta rettificazione di sesso (clicca qui per saperne di più), con la modificazione dell’atto di nascita, del nome e di altri documenti, si è spesso basata sul lamentare in giudizio (visto che sì, nel nostro sistema è sempre necessario rivolgersi al Tribunale per ottenere l’autorizzazione) uno stato di grave sofferenza, di patimento interiore e di discriminazione sociale.
Ci si attende però che le cose cambino: leggi qui che cosa potrebbe cambiare a partire dal 2022.
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